23 luglio 2014

Il brand cerca la filiera sostenibile

La trasparenza che fa bene al business. Un'iniziativa di 4sustainability e REMO

Organizzato da due realtà di riferimento nel campo della sostenibilità come 4sustainability e REMO, è andato in scena a Prato, lo scorso 22 luglio, l’incontro Il brand cerca la filiera sostenibile: minaccia o opportunità? Una riunione operativa, più che il classico convegno-vetrina, utile a fornire alle aziende informazioni pratiche su come accostarsi a una materia già oggi decisiva per presidiare il mercato da protagonisti.
L’ha rilevato nel saluto di apertura il presidente dell’Unione Industriali di Prato Andrea Cavicchi. E l’ha argomentato con dovizia di particolari Francesca Rulli, Sustainability Manager di 4sustainability.

«La sensazione – ha esordito la Rulli facendo riferimento al titolo dell’incontro – è che molti operatori vedano ancora nei temi della sostenibilità più una minaccia che un’opportunità. Ebbene, dobbiano lavorare per favorire una radicale inversione di marcia. Coniugare business ed etica ambientale e sociale, infatti, non è solo una cosa “buona”. È una necessità indotta dall’evidenza che sono gli stessi consumatori a richiedere alle aziende comportamenti responsabili. Molti brand si stanno adeguando e stanno chiamando anche la catena di fornitura a fare altrettanto».

Giulio Lombardo e Sandeep Chawla, Sales Manager e Marketing Manager di REMO, hanno rappresentato il cambiamento in atto come una tendenza generalizzata che investe anche la percezione dei prodotti.
«Per quanto ben fatti, i tessuti rigenerati erano percepiti fino a pochi anni fa come prodotti di serie B. Oggi non è più così, sono prodotti dall’alto valore aggiunto che i consumatori mostrano di apprezzare proprio per questo. Ecco allora che un sistema come REMO progettato per “certificare” il contenuto sostenibile dei diversi prodotti – dichiarando la percentuale di fibra rigenerata rispetto al materiale nuovo, il risparmio conseguito di acqua, energia e anidride carbonica – può diventare un elemento strategico di competizione sia per i brand nei confronti dei consumatori, sia per la catena di fornitura nei confronti dei brand».
Anche da un punto di vista comunicativo. «REMO – ha spiegato infatti Lombardo – non è un freddo veicolo di numeri e percentuali, ma un’etichetta polivalente sulla quale caricare ogni tipo di messaggio, storia o racconto… Per impressionare in modo innovativo e assolutamente originale i propri interlocutori».

A Riccardo De Pol, referente Italia per il tavolo ZDHC, il compito di rappresentare con la forza dell’esempio l’inarrestabiità del contagio in atto. «Al tavolo Zero Discharge of Hazardous Chemicals – ha spiegato De Pol – hanno aderito finora 18 brand di riievo internazionale, che si sono impegnati ad azzerare entro il 2020 l’uso di sostanze pericolose nella loro catena produttiva. L’obiettivo è condiviso, l’impegno concreto... Le nuove adesioni non faranno che rafforzare il processo, sostenuto con forza non solo dai consumatori, ma anche dalle istituzioni». Unione Europea in testa.

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