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«La sostenibilità è un fattore competitivo non più trascurabile. Lo dicono i consumatori – che spingono sempre di più le imprese ad adottare comportamenti sostenibili – e lo dicono le imprese stesse, ormai consapevoli che o ci si adegua o si rischia di restare al palo». È il messaggio che il direttore della Camera Nazionale della Moda Italiana Giulia Pirovano ha lanciato da Firenze, ospite del Convegno Sostenibili si diventa organizzato da Brachi e Process Factory in collaborazione con Bureau Veritas e con il patrocinio, fra gli altri, di Confindustria.
Sala esaurita e grande interesse non solo per le competenze tecniche dei relatori, ma per l’approccio concreto a un tema ancora fumoso a dispetto della sua rilevanza strategica. Vi diciamo cosa fare – ecco la morale dell’intera giornata – per fare della sostenibilità una scelta economicamente conveniente, oltre che eticamente condivisibile.
«Siamo fortunati», ha detto il presidente di CNA Firenze Andrea Calistri. «Il nostro sistema-moda è cresciuto moltissimo e tiene, a dispetto della crisi, per la forza del Made in Italy nel mondo. Difficile è mantenere il primato mondiale di cui gode e il solo modo per farlo, ne sono convinto, è dare l’avvio a una stagione nuova in cui affrontare con visione d’insieme la sostenibilità economica, ambientale e sociale della filiera».
L’importante, ha ammonito Claudia Strasserra di Bureau Veritas, è arrivare a concepire la sostenibilità non come “compromesso”, ma come ricerca di un equilibrio fra business e responsabilità sociale.
Si tratta oggi di passare ai fatti. Ma come? «Con metodo», ha sottolineato Francesca Rulli, Sustainability Manager di Process Factory, che ha indicato alle aziende i cinque passi da fare per avviare utilmente il processo: «Ogni impresa deve analizzare la propria situazione rispetto ai temi della sostenibilità, deve definire un piano strutturato di azione, deve gestirlo convenientemente e monitorarlo per rendicontarne gli effetti».
E attraverso quali strumenti tecnologici? Rivoluzionario quello presentato da Cleviria. Si chiama Thela ed è un sistema sviluppato dall’azienda toscana per monitorare la sostenibilità in maniera sicura, completa e immediata della catena di fornitura: «Sviluppiamo software web B2B sfruttando le potenzialità del cloud – ha spiegato il Presidente di Cleviria Simone Paci –, la “nuvola” che permette di utilizzare servizi e archiviare dati in remoto direttamente in rete».
Notevole interesse ha suscitato la carrellata del Direttore di Brachi Testing Services, Primo Brachi, sui controlli di sicurezza da effettuare sui prodotti-moda, un requisito di sostenibilità da cui dipende la loro stessa immissione sul mercato.
Ad aprire la sessione pomeridiana, il Presidente della Sezione Pelletteria di Confindustria Firenze Franco Baccani, durissimo nel censurare tanto la pratica della contraffazione, quanto la lontananza di molte aziende del comparto dai principi della responsabilità.
Si è parlato soprattutto di Cina, con un focus importante sul settore pelle e calzature. «La Cina è uno dei mercati potenzialmente più redditizi del mondo, ma anche uno dei più complessi sotto il profilo normativo», ha spiegato Giulio Lombardo, AD della filiale cinese di Brachi Testing Services.
Quanto complessi lo hanno chiarito i rappresentanti delle Dogane dello Zhejiang, intervenuti a Firenze per spiegare nel dettaglio gli adempimenti a cui sono chiamate, in particolare, le imprese del calzaturiero.
«Tutti i prodotti del comparto moda devono rispondere a requisiti rigorosi di sicurezza, con controlli sistematici sia in fase d’importazione, sia direttamente nei punti-vendita», ha chiarito Lombardo. «Per chi non si adegua alle regole del gioco, le conseguenze possono essere molto gravose sia a livello economico che di immagine. Di qui l’importanza di arrivare preparati, definendo un piano di controllo-qualità sui prodotti che minimizzi i rischi di estromissione e massimizzi le prospettive di successo».